Espressione inglese che, tradotta letteralmente, significa
ora felice. In Italia, il termine viene usato alla stessa stregua di
aperitivo. Con una differenza: con l'
happy hour si fa cena spendendo due lire. Questa è la creatività tutta italiana: prendiamo a prestito un concetto anglosassone, ne pronunciamo il nome in qualche modo e lo utilizziamo come meglio ci aggrada.
Rimettiamo un po’ d’ordine a cominciare dalla
pronuncia di happy hour (più in basso trovate il tasto
Clicca e ascolta): l’acca di
happy è aspirata quindi si sente, mentre l’acca di
hour è muta, quindi non si sente. Come mai, vi chiederete?
Hour fa parte di quelle parole inglesi che fanno eccezione e nonostante si scrivano con l’acca davanti, si pronunciano come se questa non esistesse. Fanno parte di queste eccezioni
Hour, appunto,
Honest (
onesto),
Honour (
onore),
Heir e
Heiress (
erede maschio ed
erede femmina) e tutte le varie derivazioni.
Veniamo ora alla sostanza. L’
Happy Hour nasce negli Stati Uniti ai tempi del proibizionismo. Prima di andare a cena al ristorante, dove gli alcolici non potevano essere serviti, ci si ritrovava nel tardo pomeriggio a casa di amici a trascorrere un’
ora felice, per l’appunto, bevendo ciò che per legge era vietato bere. Finita l’era del proibizionismo ed entrati in quella del
marketing, bar e ristoranti, tra pranzo e cena, hanno pensato bene di sfruttare i tempi morti e, dalle 17 alle 20, offrono
Drink scontati ai clienti che escono dal lavoro. Il cibo qui poco c’entra. Nei paesi anglosassoni si beve e basta. Se qualche stuzzichino ha cominciato ad apparire nei locali inglesi o americani, è moda degli ultimi tempi.
Ora, l‘
happy hour in Italia è tutta un’altra cosa. Praticamente è un
buffet, dove ognuno si serve a volontà e paga solo ciò che beve. E, come già detto, poco ha a che fare con il tradizionale
aperitivo, che altro non dovrebbe essere che un
drink alcolico o analcolico, servito con olive e qualche patatina, giusto per stuzzicare l’appetito prima di cena.
Per ovviare a tutte queste incongruenze, si è coniato il termine
apericena, abborrito da molti, ma legittimato invece dal dizionario Treccani, che lo definisce
“Aperitivo, servito insieme con una ricca serie di stuzzichini e accompagnato da assaggi di piatti differenti, salati e dolci, che può essere consumato al posto della cena.”