Le differenze tra grammatica italiana e grammatica inglese sono parecchie, ma va meglio quando si parla di punteggiatura. Quando si tratta di scegliere tra un punto o una virgola, le due lingue si comportano piùo meno allo stesso modo. Ma qualche differenza c’è e vale la pena di sottolinearla.
In inglese britannico il punto su chiama Full stop (letteralmente punto fermo, come veniva chiamato un tempo anche il nostro punto), mentre in inglese americano diventa Period (letteralmente periodo). Oltre a periodo, arco di tempo, Period significa anche mestruazioni (I got my period earlier: mi sono arrivate prima le mie cose).
Il punto in inglese si comporta esattamente come in italiano: per finire un periodo. Peccato che sia il concetto stesso di periodo a cambiare nelle due lingue. Per gli anglosassoni, una frase finita ha un soggetto, un predicato e un complemento oggetto… punto.
Per gli italiani il soggetto, che si può sottintendere, necessita sempre di qualche inciso o di una delucidazione, magari tra parentesi. Poi, infilato un bell’avverbio, due aggettivi e un’ulteriore spiegazione, arriva il verbo, che però introdurrà un altro inciso (l’azione è quella, ma con qualche sfumatura). Finalmente, dopo un numero esagerato di righe, conosceremo il complemento oggetto, con tanto di punto al seguito. Nel frattempo ci saremo dimenticati chi fosse il soggetto e cosa volesse fare.
Passi Marcel Proust, il genio francese della letteratura: a lui è consentito disquisire per una trentina di righe senza il bisogno di un punto. Ma noi, semplici scribacchini, di punti ne dobbiamo usare di più per rendere comprensibile ciò che scriviamo, soprattutto se scriviamo in inglese.
Per farla breve: un periodo italiano di sei righe, in inglese si trasforma agevolmente in tre frasi di due righe ciascuna.
La virgola in inglese si chiama Comma (cliccate e ascoltate come la pronuncia inglese elimina la doppia m e si avvicina a coma), ed è sempre quel piccolo segno di interpunzione che esprime la pausa più breve che si possa fare.
La comma sembra l’elemento meno insidioso di tutta la punteggiatura, in realtà, proprio una piccola virgola è in grado di cambiare il senso di una frase.
Per esempio: “Grazia, impossibile giustiziarlo!” Un cambio di posizione della virgola e la giustizia stessa cambia il suo corso: “Grazia impossibile, giustiziarlo!”
Lo stesso vale in inglese: Eats, shoots and leaves. (Mangia, spara e se ne va.), togliendo la virgola diventa Eats shoots and leaves. (Mangia germogli e foglie.)
In italiano, come in inglese, la virgola si usa nei seguenti casi:
Il punto e virgola in inglese si chiama Semicolon e si comporta esattamente come in italiano: per chiudere un concetto, pur rimanendo all’interno dello stesso periodo. Il punto e virgola rappresenta una pausa di una lunghezza media tra il punto e la virgola; dopo tale segno si continua con la lettera minuscola.
Il punto e virgola nasce intorno ai primi anni del 1500 a opera dello stampatore Aldo Manuzio, l'inventore del corsivo. E dall’Italia, arriva per primo in Inghilterra, dove il drammaturgo Ben Jonson (1572-1637) lo utilizza ampiamente nelle sue opere.
Se nella scrittura informale, come anche in quella giornalistica, il punto e virgola sembra estinto, nei testi giuridici e letterali gode ancora di buona salute. In campo informatico invece va alla grande: il punto e virgola viene sempre usato quando si elencano indirizzi email.
I due punti in inglese si chiamano Colon, esattamente come il tratto terminale dell'apparato digerente. Sia nella lingua italiana sia nella lingua inglese, i due punti hanno una funzione esplicativa: introducono una frase che spiega il significato di quella precedente.
Ma i due punti si utilizzano anche in questi casi:
Le virgolette in inglese si chiamano Inverted commas o Quotation marks e possono essere singole (single ‘ ’) o doppie (double “ ”). Le virgolette basse, quelle che noi chiamiamo anche caporali o sergenti (« »), in inglese si chiamano Angle quotes o talvolta guillemets, direttamente dal francese Guillemet (FR).
La pronuncia in inglese di guillemet non è ben definita: il Cambridge Dictionary propone Guillemet (UK) ma altre fonti optano per Guillemet (cliccate e ascoltate).
Apparse per la prima volta nel 1500 per introdurre il discorso diretto e le citazioni, secondo l’enciclopedia Treccani le virgolette basse (« ») sono le più utilizzate nella lingua italiana, secondo altre fonti invece, il loro uso starebbe via via scomparendo, soprattutto perché nella tastiera del computer non vengono contemplate.
Per quanto riguarda l’uso delle virgolette in inglese, sembrano esserci più scuole di pensiero, ma in generale pare che in inglese britannico si preferiscano le single quotation marks, mentre in inglese americano vengano più usate le double quotation marks.
In linea generale, però, sono le singole che racchiudono sempre una parte di discorso diretto contenuto nel discorso diretto principale: “I was so upset when I heard him shouting ‘Go away’ still trembling with anger”, oppure “When I say ‘today’, I mean some time before evening!”.
Attenzione: in italiano sono sempre i due punti che introducono il discorso diretto (E alla fine urlò: “Piantala di rompere”), ma in inglese non è sempre così. Si usano i due punti solo quando la frase che introduce il virgolettato è indipendente, così come lo è la frase virgolettata: Travel guides always give the same advice: “Keep your documents in a safe place.”
Quando la frase che indica il dire non è indipendente, è la virgola che introduce il direct speech (She said, “I won’t eat cake, I’m on a diet”).
Quando la frase virgolettata precede il verbo del dire ed è una frase finita e indipendente, che richiederebbe un punto, si inserisce invece una virgola a concludere il discorso diretto. Seguirà poi il verbo del dire (“I’m bored,” he whined).
Se non segue nessun verbo del dire, il punto rimane sempre all’interno (“We are not going anywhere.”).
Quando la frase virgolettata di senso finito termina con un punto esclamativo o interrogativo, come in italiano, questi rimangono all’interno della frase virgolettata (“Should we go?” he asked oppure “No way!” she stated).
Anche in inglese, per inserire un inciso esplicativo all’interno del direct speech, possiamo utilizzare i dashes, trattini lunghi, (“You are the most intelligent – intelligent and beautiful – woman I ever saw.”)
I punti di sospensione, qualunque sia la lingua in cui vengono utilizzati, sono sempre e inesorabilmente tre. Non quattro, non cinque, né sei o sette: solo tre!
In inglese i puntini di sospensione si chiamano Ellipsis e, come già detto, sono sempre tre. In inglese, come in italiano, quando i tre puntini sono alla fine di una frase, la prima parola che segue avrà la lettera maiuscola. Se invece i puntini di sospensione sono all’interno di una frase e indicano soltanto un pausa nel discorso, si può procedere con la lettera minuscola.
Questo segno di interpunzione segnala una sospensione in una frase dovuta a una serie di motivi:
L’apostrofo in inglese si chiama Apostrophe. Se in italiano viene usato obbligatoriamente per l’elisione (l’amaca, un’automobile…) e il troncamento (dammene un po’, va’ per la tua strada), in inglese si usa per le contrazioni (do not go - don’t go; I cannot - I can’t…) e le abbreviazioni (government- gov't ). A queste si aggiunge un uso particolare: il possessivo del genitivo sassone (Jane’s house, Robert’s book). Per ripassare il genitivo sassone.
Le parentesi vanno sempre in coppia e possono essere tonde (…), quadre […] o graffe {…}.
In inglese si chiamano così:
L’uso è lo stesso sia in italiano sia in inglese: