Brexit: ultime notizie, protagonisti e pronunce

Pubblicata in: News 06/10/2019

Sappiamo tutti cos’è la Brexit, neologismo formato dalla fusione di (Great) Britain ed Exit e sappiamo anche che riassume il calvario dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, che sarebbe dovuta avvenire il 29 marzo 2019.
Ecco in breve com’è nata la Brexit, come si è arrivati al referendum, quali saranno le sue conseguenze e, soprattutto, quali sono le ultime notizie che la riguardano.
Non mancano i suoi protagonisti e la pronuncia dei loro nomi.
 

 

Come si è arrivati al referendum per la Brexit

Tutto sembra cominciare giovedì 23 giugno del 2016, quando ai cittadini inglesi viene data la possibilità di votare se il loro paese, United Kingdom, deve rimanere o uscire dall’Unione Europea. In realtà, già la conservatrice Margaret Thatcher, che si dimise nel 1990, si era sempre dichiarata euroscettica.

Dopo un periodo di tranquillità, durante i governi laburisti di Tony Blair e Gordon Brown, il Conservative Party torna al potere e l’ondata antieuropeista risorge più accanita che mai. Sarà David Cameron a indire il referendum che porta alla vittoria dei Leave, i sostenitori dell’uscita dall’Europa, che vincono con il 52%, contro i Remain.

Le conseguenze della Brexit

Come un qualunque brutto divorzio giudiziale, le trattative per una Brexit indolore sembrano complicarsi ogni giorno di più.
I punti chiave sono:

  1. Quanto dovrà pagare la Gran Bretagna all’Unione Europea per rompere il trattato?
  2. Cosa succederà ai cittadini inglesi che vivono in altri paesi europei e, al tempo stesso, cosa succederà ai cittadini europei che vivono in UK?
  3. Come evitare che si ristabilisca un confine materiale tra Northern Ireland, l’Irlanda del Nord, e Republic of Ireland, la Repubblica d’Irlanda (stato indipendente membro dell’Unione Europea dove la moneta ufficiale è l’euro), quando esisterà un confine tra Europa e Gran Bretagna.

Gli interrogativi sono ancora senza risposta.

Le ultime notizie sulla Brexit

Nonostante Theresa May, Primo ministro conservatore in carica dal 2016 fino al luglio 2019, si sia appellata all’Articolo 50 della convenzione di Lisbona che permette l’uscita volontaria dall’Unione Europea da parte di un paese membro la Brexit non ha ancora avuto luogo. Legge che prevede un'uscita entro due anni dall'attivazione dell'articolo. Il testo dell'articolo, per la verità, risulta un po’ vago, come se il legislatore avesse intuito che non sarebbe mai stato applicato. Non trovando l'accordo i tempi si sono allungati.

A rendere ancora tutto più complicato ci ha pensato Boris Johnson, il suo successore, che prospetta l’uscita No-deal, letteralmente senza-accordo: uscire cioè dall’Unione Europea senza aver prima trovato intese commerciali o aver firmato negoziati sui rapporti futuri. Un disastro economico soprattutto per la Gran Bretagna, un disastro che il Parlamento ha momentaneamente evitato votando una legge il cui compito è di evitare l'uscita no-deal costringendo boris a chiedere un'estensione fino all'accordo.

Boris Johnson però continua a farneticare e assicura un’uscita dall’Europa per il 31 ottobre 2019. Ha persino tentato di zittire il Parlamento bloccandone i lavori per 5 settimane. La Corte Suprema del Regno Unito ha però dichiarato illeggittime le motivazioni della Chiusura del parlamento. Attendiamo sviluppi.

I nomi dei politici che hanno reso possibile l'ingestibile patata bollente chiamata Brexit

Nigel Farage

Leader del Partito per l'Indipendenza del Regno Unito si fa in quattro perché si voti per l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. Si impegna a tal punto da inventarsi notizie false riguardanti le conseguenze benefiche della Brexit, come quella che, uscendo dall’Europa, la Gran Bretagna avrebbe risparmiato 350 milioni di sterline da usare nel sistema sanitario nazionale. Penosa bugia che lui stesso ha ammesso di aver usato qualche tempo dopo, suscitando le ire di chi aveva votato Leave basandosi proprio su quella menzogna.

David Cameron

Leader del Conservative Party e Primo ministro, David Cameron negozia un nuovo accordo con l’Unione Europea e per acquistare forza contrattuale, ha la brillante idea di indire il referendum sulla permanenza in Europa della Gran Bretagna, seppur chiarendo che l’uscita non era nei suoi propositi. Resosi conto del disastro combinato, ha risolto dimettendosi nel giugno dello stesso anno.

Theresa May

L’esponente del Conservative Party diventa Primo ministro della Gran Bretagna subito dopo le dimissioni di David Cameron. Theresa May si è impegnata a fondo per applicare l’Articolo 50 del trattato di Lisbona, peccato che non sia riuscita nel suo intento e abbia invece perso una buona parte della maggioranza, portando la House of Commons a un completo stato di stallo. Il suo Brexit withdrawal agreement è stato rigettato tre volte dal Parlamento e l’unica soluzione che è riuscita a trovare è stata quella di dimettersi cedendo il suo posto al collega Boris Johnson

Boris Johnson

Il leader del Conservative Party e attuale Primo ministro della Gran Bretagna è il politico biondo “che fa impazzire il mondo” (chiediamo perdono, non abbiamo resistito). È anche giornalista e blogger controverso: Johnson viene accusato di disonestà intellettuale, di classismo e nepotismo, nonché di usare un linguaggio razzista, sessista e omofobo.

John Bercow

Il politico britannico, membro del Conservative Party, e attuale Speaker della Camera dei comuni non è proprio un esponente tanto importante nel percorso della Brexit. Il suo compito infatti è solo quello di presiedere i dibattiti, di concedere la parola e, soprattutto, di mantenere l’ordine nella Camera dei comuni. È così che è diventato famoso, per il suo urlo durante le sedute dedicate alla Brexit: “Order… Ordeeeer… Ordeeeeerr…”

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